Il libro che mette in causa gli sprechi dell’industria alimentare
Tristram Stuart ha viaggiato dall’Inghilterra al Giappone, passando per Russia, India, Cina e Corea. Il motivo di questo suo vagabondaggio?
Stuart è un ecologista che aderisce al movimento Freeganism: predica lo stile di vita anticonsumista, limitando l’utilizzo delle risorse disponibili al minimo.
Negli ultimi anni si è interessato in particolar modo al problema dello spreco del cibo, per cui l’obiettivo del suo viaggio è stato principalmente quello di studiare a fondo il fenomeno.
Il libro che documenta le sue ricerche si chiama “Sprechi, il cibo che buttiamo, che distruggiamo, che potremmo utilizzare”, pubblicato in Italia da Bruno Mondadori Editore.
Le grandi catene di distribuzione alimentare, deduce Stuart, arrivano a distruggere fino al 50% dei prodotti in commercio, perché le basilari regole di mercato favoriscono un sistema basato sull’abbondanza, curandosene poco degli sprechi, del conseguente problema dello smaltimento di questi prodotti e in generale dei pungenti interrogativi che si creano a tal proposito: per quale motivo le cosiddette nazioni “povere” non usufruiscono degli “sprechi” dei paesi più industrializzati?
Un’ottima domanda, alla quale sarebbe preferibile non associare una risposta ma bensì una soluzione…