La storia di Bigazzi che mangiava i gatti l’abbiamo sentita e risentita, a volte riecheggiata da altri racconti “di guerra”, narrati da gente comune.
Ci è capitato di leggere un’altra storia sul sito del corriere della sera, quella di una signora anziana che durante la Seconda Guerra Mondiale ha dovuto lottare sia contro la fame che contro la persecuzione degli ebrei da parte dell’esercito tedesco, e quando le è stato finalmente e generosamente offerto un pezzo di carne da un soldato russo, ha rifiutato con fermezza.
Perché ha rifiutato? Perché se avesse accettato la carne di maiale avrebbe calpestato i valori della sua religione, l’ebraismo. La signora in questione è la nonna di Jonathan Safran Foer, scrittore statunitense che con il suo libro d’esordio “Ogni cosa è illuminata” ha incantato un vasto pubblico di lettori.
Il nuovo libro di Foer, “Se niente importa”, tratta di alimentazione e in particolar modo è uno studio sul bisogno reale delle persone di mangiare gli animali (come s’intende dal titolo originale “Eating Animals“)
Un testo apparentemente diverso rispetto al suo primo romanzo, ma come lui stesso ha confessato, è costituito dallo stesso ingrediente di base: la famiglia. Quando è nato il primo figlio dello scrittore si è sentito per la prima volta responsabile non solo di un altro essere umano, ma anche della sua alimentazione. È partita così la sua ricerca guidata da un’unica domanda: perché mangiamo gli animali?
Visitando allevamenti di massa e colloquiando con gli stessi allevatori, è giunto alla conclusione che il consumo a livello industriale di carne non è solamente ingiustificato per quanto riguarda i maltrattamenti atroci degli animali, ma costituisce anche una minaccia seria per noi stessi.
Gli antibiotici presenti nella carne di questi animali così come l’aumento del riscaldamento globale a causa del gas metano rilasciato dall’enorme numero di capi di bestiame allevati oggi, decisamente sproporzionato rispetto al nostro reale fabbisogno di carne, fan si che il futuro dei nostri figli sia compromesso.
Se l’argomento vi ha stimolato l’interesse e volete scoprire di prima persona il libro “Se niente importa”, siamo lieti di comunicarvi che uscirà nelle librerie italiane domani, Giovedì 25 Febbraio, e che lo scrittore verrà a promuoverlo a Roma il 3 Marzo, all’Auditorium, e a Milano il 4 Marzo alla Libreria Feltrinelli di Piazza Piemonte.
Foto: Life
26. febbraio 2010 a 2:26 pm
Uno scrittore che stimo molto, anche se non sono vegetariana approvo la sua scelta di scrivere questo libro. Ci sto riflettendo su, cmq… è utile diventare vegetariani? E se la soluzione vera è quella di mangiare meno carne e di qualità, cioè da allevatori bio e controllati???
1. marzo 2010 a 9:40 am
La scelta del vegetarianismo nasce da diverse considerazioni..in primis il rispetto per la vita, certo, ma ad esempio, anche un motivo ambientalista: l’allevamento idustriale è il principale fattore di inquinamento atmosferico, più di tutto il comparto trsporti (aerei, navi, auto etc..). Nel libro comunque si aprla anche di onnivori selettivi, cioè proprio i consumatori che si rifornicono persso allevamenti “a conduzione famigliare”..Comunque il libro è meraviglioso, è scritto molto bene e ti mostra in tutto e per tutto ciò ch sta dieto alle scelte alimentari di ognuno di noi. Ance perchè essere onnivori è una scelta, ed è giusto che le persone sappiano cosa comporta la propria scelta. Poi ognuno è libero di condurre qualsiasi stile di vita, ma consapevolmente..
12. maggio 2010 a 3:21 pm
Sono d’accordo con Beatrice quando osserva che ognuno è libero di condurre qualsiasi stile di vita ma consapevolmente: non ho letto il libro di Safran Foer ma alcune recensioni che illustravano le argomentazioni dell’autore e qualche intervista. Il titolo del libro (non so se è quello originale) è “importante”: suggerisce , forse, che qualcosa è importante e invita a riflettere su certi comportamenti (anche alimentari) che vengono dati per scontati. Evidentemente Froer si è posto il problema di darsi dei valori , di stabilire delle priorità, e li ha trovati in un’assunzione di responsabilità nei confronti del proprio figlio, del pianeta, del rapporto con altri esseri che lo abitano. In un’intervista l’autore ha anche parlato di “rinuncia”: questo è un tema delicato perché quello che è vissuto come rinuncia e non come scelta serena e responsabile può essere doloroso.
12. maggio 2010 a 3:25 pm
P.s.: vedo che il titolo originale è “Eating Animals”. Ma il titolo italiano non mi sembra fuorviante.