Cinese a Roma? Hang-Zhou!!!
Continuiamo la rubrica I luoghi del Food con un’altra divertente recensione di Maria Laura…
…Non saprei, non ci sono mai stata.
Ma quando sono andata a New York per la prima volta, avendo visto tutti i film, i telefilm e i documentari che l’hanno scelta come “setting”, mi sembrava di conoscerla come se ci avessi vissuto per anni.
L’unico modo che ho, quindi, per cercare di capire se Hang-Zhou, ristorante cinese storico di Roma, sia autentico o meno, è proprio basarmi sulla TV.
La mia conoscenza del mezzo televisivo è (aimè) decisamente profonda ed accurata e di documentari di folli che hanno avuto l’opportunità di visitare la Cina assaggiandone le delizie culinarie in-loco ne ho visti a bizzeffe, provando grande invidia, per di più!
Oltretutto, tra visite senza fine a Chinatown a Londra e giornaliere irruzioni nell’omonima Newyorkese, ho avuto modo di vedere quello che mangiano i cinesi veri, quelli con gli occhi a mandorla, per capirci.
Quindi io PUO’.
Può dire se un cinese è buono o no.
E io so che la gran parte (tranne 3 eccezioni, di cui qui una) dei cinesi romani fanno abbastanza pena.
Ma Hang-Zhou no.
Anche se ci sono dei piatti… (leggi Manzo al Cumino: molliccio, nerastro e che non sono riuscita a finire, cosa molto rara per me) che non ho trovato particolarmente interessanti, ogni visita da Hang-Zhou è stata un meraviglioso viaggio nelle piatte pieghe di una Cina vera e assai poco conosciuta.
Il menù è articolato in maniera assolutamente confusa ed è lungo quanto l’elenco telefonico di una media provincia italiana, per cui se ci andate per la prima volta il mio consiglio è di attenervi alla qui presente recensione ed ordinare quello che vi sto per consigliare.
Non mancate l’appuntamento con gli Involtini Primavera: no, non sapete cosa sono, anche se credete di si; lo saprete appena ve li porteranno in tavola da Hang-Zhou e poi non riuscirete più a considerare tali quelli mangiati in altri ristoranti. Piccolo consiglio: aspettate qualche minuto prima di addentare: sono meglio tiepidi.
Sempre come “antipasti”, assaggiate i ravioli di carne al vapore e quelli speciali di verdura alla piastra: qui non parliamo di semplice pasta ripiena, qui si sta decretando la sottile e intangibile soglia tra il paradiso e il purgatorio (dove di solito relego i ravioli al vapore che mangio in Italia, tranne quelli di Susy, che ha un ristorantino all’inizio di Viale XXI Aprile, e che meritano anch’essi).
Superato il trauma di aver spazzolato tutti i ravioli, vi consiglio spassionatamente di ordinare una porzione di riso nero con verdure (il migliore) a testa. Nero qui va inteso come qualità del riso, non come “colorato di nero”.
Gli altri primi meritano, ma avrete tempo di assaggiarli, il riso nero, invece, la prima volta che lo mangiate, è tipo una chiave: vi apre una porta nel palato (figurativamente) attraverso cui accederete ad una stanza che neanche sapevate esistesse nel vostro “gusto”; tranquilli, è piacevolmente traumatico! Se poi siete in vena di sperimentare, vi consiglio di provare una zuppa o ordinare una porzione di gnocchi di riso, ma come prima visita mi atterrei al “nero” che fa sempre figura.
E per secondo?
Tutti i nodi vengono al pettine.
Ci sono, in verità vi dico, dei secondi che non mi sono piaciuti.
Uno è il sovra-citato maiale al cumino.
Un altro sono le cosce di rana fritte, che ritengo sostanzialmente insapore: il tipo di frittura che si effettua nei ristoranti cinesi non consente di apprezzarne il gusto; mentre ve le consiglio ASSOLUTAMENTE in tutte le altre salse.
Per il Maiale in agrodolce vale la stessa cosa che ho detto per gli involtini primavera. Tra i miei secondi preferiti: il maiale con erba cipollina cinese (dovete essere nella stagione giusta, però), il pollo croccante piccante e quello con melanzane (lo sapevate che i cinesi le schiaffano ovunque? No? Ovvio, visto che di solito non compaiono sui menu dei ristoranti in Italia) i gamberi imperiali e il manzo croccante.
Se siete vegetariani, optate per un Tau-fu o un Omelette: sono ottime; certo, non sono gustose come i secondi di carne o pesce (o come le MIE amate ranocchie che furono), ma l’avete scelto voi questo triste destino, non io.
Se siete vegetariani e non vegani (ai quali dedicherò un minuto di silenzio al termine della recensione), oppure semplicemente curiosi, ordinate il tau-fu con le uova dei cent’anni: è un’esperienza unica, che probabilmente non vi entusiasmerà le papille gustative, ma di sicuro vi lascerà perplessi sapendo come vengono “create” le su-dette uova. C’è Google, non vi servo io per spiegarvelo.
Ora starete scoppiando, a meno che non abbiate la mia capienza illimitata.
Bene. Perché i dolci, se li volevate, andavano ordinati prima visto che per prepararli ci vuole un sacco (come argutamente fa notare un bigliettino scritto a mano depositato sul menu).
Ma non disperate: fanno quasi tutti pena, per quanto mi riguarda, a parte la frutta caramellata che va assolutamente assaggiata. I dolci cinesi sono, a mio parere, il risultato di errori nel cucinare i piatti salati; voglio dire, a chi non è capitato di usare lo zucchero al posto del sale nel risotto almeno una volta?
Bene, se quello che è uscito fuori vi è piaciuto ordinate pure uno dei dolci presenti sul menu; altrimenti, fidatevi: lasciate stare e magari approfittatene per visitare il vicino Regoli (la pasticceria migliore di Roma) o il poco più lontano Fassi per un gelato.
La mia seconda volta da Hang-Zhou si concluse miserabilmente con un agghiacciante involucro di raviolo al vapore pieno, anzi che di delizioso maiale, di una sorta di pomata bordeaux che pare fosse “pasta di soia rossa, il tutto condito con relativa salsina bianco sporco e dal vago afrore di vaniglia.
C’è a chi piace. Io, dal mitico Hang-Zhou, preferisco il salato.
Indirizzo
Via San Martino ai Monti 33c, Roma
Tel. +39 06.48.72.732
Chef: Jinqi Liu
Maitre: Sonia
bella e veritiera la recensione..confermo tutto visto che ero a cena con lei!!! Bravissima Maria Laura.