Gli amici, i viaggi, la gioia condivisa nella cucina di Marcello
L’amore per la cucina può essere espresso in diversi modi su internet, spesso aprendo un sito o un blog tematico… Marcello ha deciso d’andare oltre, spinto dal desiderio di coinvolgere gli amici in un progetto chiamato Marcello’s Kitchen, una condivisione virtuale di ricette, opinioni ed esperienze sul cibo. E’ lui che abbiamo intervistato questo Lunedì, e ci spiega subito il suo progetto…
MiK: Il tuo non è un blog di cucina, non è un sito culinario, sembra proprio essere un social network. Qual’è il motivo di questa scelta?
Marcello: Il motivo sta tutto nella definizione che ho messo in alto sotto il nome del sito, “cooking for friends is sharing happiness”, cucinare per gli amici è condividere la gioia. Quindi per condividere è sicuramente meglio il social networking del blog. Poi si poteva aggiungere la colonna sonora e ho aggiunto quella del mio ipod. Ho aggiunto gli RSS delle mie raccolte di ricette e di street food raccolte su Twine. Un amico mi ha chiesto consigli sui libri di cucina, un’altro voleva titoli di film relativi all’arte del gourmet e ho aperto una succursalina di Amazon etc. Era facile per tutti aggiungere foto, video e chiacchierate e così è andata.
MiK: Descrivici questo spazio, quando è nato e perché è bilingue (italiano-inglese)?
Marcello: E’ nato a marzo del 2008, dalla passione per la cucina e dalla nostra esperienza di scambio casa. Dico nostra perchè mia moglie Monique è sempre con me quando cucino ed è la vera esperta di scambio case. Dopo aver abitato in 27 magioni in tutto il mondo, abbiamo conosciuto gente interessantissima. Avevamo tanti amici anche qui in Italia, perchè non riunirli sotto un unico ombrello che ci consentisse di tenere i contatti in modo dinamico ed efficiente? C’era Ning pronto e facile da usare, allora sono scivolato via dai blog, per me ormai troppo statici…
Per la lingua, avendo tanti amici in giro, mi sembrava ovvio usare l’inglese, per qualche amico italiano era un problema, ma ci sono il tools per le traduzioni (fanno un po’ ridere e vero, ma sono meglio di nulla). Così a poco a poco si sono aggregati amici di amici interessati alla gourmandise.
Un paio di volte all’anno chi può si riunisce a noi in giro per il Mondo in qualche bellissima residenza, per una scuola di cucina dove chi sa insegna agli altri. Ci siamo già incontrati in una stupenda villa di Martha’s Vineyard, in un castello a Palo Alto a casa nostra sul lago di Como. Ci siamo riuniti la settimana scorsa in una stupenda dimora a Bruges, a Natale ci ritroveremo a Bariloche in Patagonia.
MiK: Abbiamo notato che hai una certa predilezione per la cucina lombarda…
Marcello: Boh! non me ne ero accorto, forse è perche sono nato a Bergamo e vissuto sempre a Milano. La nostra cucina lombarda è così povera in confronto alla piemontese, alla siciliana, all’emiliana, alla pugliese, che forse la amo di più per quello… meno male che abbiamo Mantova e poi… amo incontrovertibilmente la polente e osei.
MiK: E sei un fan pure della cucina di vari paesi asiatici…
Marcello: La cucina più antica è quella cinese Imperiale. E’ la più codificata, dopo decine di secoli di affinamento, sembra grassa, ma è la più digeribile. Le cucine asiatiche mi piacciono molto perchè data la mancanza del frigorifero, usano quasi solo prodotti freschi cotti a gran fuoco.
La cucina giapponese poi è indiscutibilmente la più ricca. Quando gli ignoranti la qualificano come quella del pesce crudo mi viene la mosca al naso. E’ la cucina di un paese povero che ha voluto essere autarchico per secoli. Ci sono modi per cucinare ogni cosa lontanamente commestibile, come il legno di alcune piante piallato sottilissimo, come il fiocchi di bonito usati per fare il brodo. Ho un libro di ricette con una cinquantina di diverse preparazioni solo per i germogli di felce. Non parliamo di frutti di mare che qui non abbiamo nemmeno mai visto. A tutto questo la filosofia Zen appone un senso estetico che quasi tutti i grandi chef europei sono andati a cercare in loco.
MiK: Il più bel ricordo che hai di un viaggio? E’ accompagnato da un piatto in particolare?
Marcello: La maggior parte dei nostri viaggi è così bella che è difficilissimo scegliere, ma forse il ricordo più bello è una notte di capodanno a Boicucanga, un paesino di mare in Brasile. Tutti sulla spiaggia illuminata dalle candele e dai fuochi, vestiti di bianco a scambiarsi vino, baci, birra, abbracci. Ballare senza musica, gettando fiori e profumi in mare per propiziarsi Aiemanja e girare fino all’alba per le case a condividere dolci e bevute… Una bevanda me lo ricorda, la Caipirinha di maracuja, come la Caipirinha, ma con il frutto della passione invece del lime gallego. Il gusto diventa poi originalissimo, aggiungendo un paio di foglie di manjericao, si il basilico, provare per credere.
MiK: Perché hai messo un’immagine di carciofi come sfondo del sito?
Marcello: Ah… è solo la frutta/verdura di stagione, cambia ogni mese, prima c’erano i mandarini tardivi, a pasqua c’eran le uova rumene adesso… andate a vedere! La gente ha perso il ritmo delle stagioni, compra pomodori e zucchine a dicembre e magari si lamenta che non hanno sapore, allora suggeriamo.
MiK: Il gioco del Se tu fossi: se tu fossi un piatto, cosa saresti? E se tu fossi un ingrediente?
Marcello: Un piatto certamente complesso, anche se io poi preferisco la semplicità di preparazione, ma forse la cassoeula... con tanti ingredienti poveri che trattati opportunamente sbocciano in una sinfonia, forse un po’ pesante come me (anche se io faccio una cassoeula saporosa, ma digeribilissima). E’ un pasto completo, un piatto generoso e antico, contaminato dalla dominazione spagnola, almeno nel nome.
Come ingrediente ci ho pensato cinque minuti. Forse mi sono montato la testa, ma se devo stare al gioco sono il sale, che colleziono. Mai protagonista, sempre presente in mille forme e colori, deciso, disposto a mescolarsi con tutti e comunque pronto a contribuire all’armonia. Si direi il sale e consiglio a tutti di leggere Salt di Mark Kurlansky che svela l’importanza di questo, apparentemente umile, ingrediente nella storia e nell’economia.